La Raccolta

Storia della raccolta

La prima segnalazione ufficiale del rinvenimento di reperti ceramici nella zona del colle dei Crûz di Castelnovo si ha negli anni Settanta da parte dello studioso Luigi Ciceri, che,  grazie a dei sopralluoghi sul territorio seguiti alle sue ricerche, recuperò una serie di oggetti, successivamente andati a costituire la collezione del Civico Museo d’Arte di Pordenone che porta il suo nome. Dal rinnovato interesse per la ricerca nel campo della ceramica post-medievale, stimolato dalla mostra sulla ceramica di Aquileia “Ceramiche dal XIV al XIX secolo” del 1977, l’allora Soprintendenza Archeologica per i Beni A.A.A.S. del Friuli Venezia-Giulia decise di condurre dei sondaggi archeologici sul territorio, affidando la direzione dei lavori a Paola Lopreato. Gli scavi furono eseguiti dal 26 ottobre al 2 novembre 1982 sotto forma di 15 saggi che interessavano il colle dei Crûz lungo il suo asse nord-sud coprendo una distanza di circa 170 m, a Madonna dello Zucco. Esito delle indagini fu il recupero di oltre 5000 frammenti ceramici, che costituiscono una parte del materiale messo in luce durante lo scavo.

Negli anni Novanta, una selezione di reperti venne inclusa nel percorso espositivo della raccolta archeologica di Villa Savorgan di Lestans.

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La mostra “Scodelle. La ceramica di Castelnovo del Friuli”

Tra 1999 e 2001, l’Amministrazione di Castelnovo del Friuli, in collaborazione con la Soprintendenza, si è spesa per realizzare il Progetto Castelnovo, un’operazione di grande significato culturale e sociale, che si è concretizzata nel 2001 con la costituzione della mostra “Scodelle. La ceramica di Castelnovo del Friuli” presso Villa Sulis (con la creazione di uno spazio e un percorso espositivo appositamente pensati) e la pubblicazione del volume “Magistri Scodelari. Produzioni ceramiche a Castelnovo del Friuli nel Cinquecento” (a cura di S. Vitri e P. Casadio). Villa Sulis ha anche ospitato, nello stesso anno, la “5a giornata di archeometria della ceramica: La produzione di ceramica a rivestimento vetroso piombico in Italia (IRTC-CNR Faenza; Soprintendenza per i B.A.A.A.S. del Friuli Venezia-Giulia; comune di Castelnovo).

 

Dal 2018, grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, i reperti castellani costituiscono formalmente la “Raccolta archeologica di Villa Sulis, la ceramica di Castelnovo”, aperta regolarmente al pubblico a partire dal mese di Marzo.

I “magistri scodelari”

L’abbondanza di materiale ceramico rinvenuto, databile tra la metà e la fine del XVI secolo, è riconducibile perlopiù a scarti di fabbricazione, ossia ad oggetti allo stato finito o semilavorato, identificabili come scarti di botteghe artigianali. Si tratta di uno dei casi più significativi di rinvenimento di materiale ceramico legato a un contesto produttivo di questo periodo nella pedemontana pordenonese. Anche se non sono state rinvenute tracce sul terreno di strutture adibite alla produzione ceramica, lo studio dei materiali e dei documenti d’archivio suggerisce che a Castelnovo esistessero delle officine ceramiche specializzate nella produzione di stoviglie da tavola e recipienti ad uso domestico. Verosimilmente, vista anche la disponibilità locale di materie prime e risorse idriche, tali botteghe erano organizzate per gestire l’intero ciclo produttivo della ceramica. Il sistema artigianale era probabilmente gestito a livello familiare e abbiamo notizia di diverse maestranze quali: magistri, scodellari, ollari. La tradizione dell’arte ceramica a Castelnovo si rintraccia dal Cinquecento nei documenti d’archivio e fino al secolo scorso nella tradizione orale, testimone di un’identità culturale.

 

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Villa Sulis

Il valore scientifico dei reperti inclusi nella raccolta e, in generale, dell’intero corpus ceramico rinvenuto, è indubbio: si tratta di materiali che informano non solo sugli aspetti tecnici dell’attività di un impianto produttivo, ma anche sulla diffusione di tipologie formali e decorative e del fenomeno della produzione in loco, noti per diffusione ma non per incidenza territoriale.

Si tratta inoltre di un esempio unico di raccolta omogenea e legata al territorio della zona, che dà un senso di orgoglio identitario alla comunità e riceve cura e attenzione dalla comunità stessa.

Che cosa si può vedere

I reperti ceramici di Castelnovo conservati a Villa Sulis sono più di un centinaio. Si tratta soprattutto di forme aperte in ceramica graffita, ingobbiata e invetriata, ingobbiata invetriata e dipinta. 

Gli apparati decorativi sono organizzati in schemi semplici e ripetitivi: elementi geometrici combinati in vario modo e realizzati quasi sempre in bicromia gialla e verde. Molto spesso i motivi sono realizzati a graffito, con una punta o una stecca. Le soluzioni a fasce concentriche sono caratteristiche della ceramica di Castelnovo, ma non mancano raffigurazioni zoomorfe, motivi araldici, profili di figure maschili e femminili…Per la raffinatezza di alcuni dei prodotti si può anche ipotizzare la presenza di un maestro di bottega. Sono presenti anche oggetti a invetriatura monocroma trasparente o colorata.

Ciotola ingobbiata e graffita
Ciotola ingobbiata e graffita

Il corpus ceramico comprende materiali prodotti al tornio, allo stato semi-lavorato o deformato, identificabili come scarti di produzione, di prima e seconda cottura, che non recano tracce d’uso.  Il processo di produzione ceramica è lungo e delicato: le fasi di cottura sono le più pericolose per l’integrità degli oggetti, che possono fessurarsi, fondersi insieme, o subire danni al rivestimento vetroso. La raccolta di Castelnovo, composta perlopiù da scarti di fabbricazione, ci dà un’idea dei processi di lavorazione della ceramica, consentendoci di fare delle osservazioni generali. É interessante notare la presenza di alcuni treppiedi, ossia degli elementi che fungevano da distanziatori dei manufatti ceramici all’interno del forno: i treppiedi erano usati per l’impilaggio del vasellame e potevano essere reimpiegati per più infornate.

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Ciotole graffite impilate, conservate a Villa Sulis

Per quanto riguarda stile ed iconografia, i reperti di Castelnovo possono essere confrontati con materiali rinvenuti  in tutto il Friuli: questo ci suggerisce la loro possibile  appartenenza ad una tipologia ben attestata e diffusa omogeneamente in regione. É ancora difficile stabilire se le ceramiche di Castelnovo circolassero al di fuori di questo territorio, ma la vicinanza con importanti vie di traffico commerciale può portarci ad ipotizzarlo.

 

 

 

Vitri, S.; Casadio, P. (2001), Magistri Scodelari. Produzioni ceramiche a Castelnovo del Friuli nel Cinquecento; Arti Grafiche Friulane: Tavagnacco